Il sapore del bello

Paola Ceccarelli

Donna acqua terra

22 novembre 2020

Dal 28 ottobre e per tutto il mese di novembre, Paola Ceccarelli ha esposto le sue opere entro la cornice espositiva “Il sapore del bello” nella sala del Ristorante didattico Saporinmente. E proprio nel ristorante didattico il 22 novembre la classe 5aA ha curato l’allestimento di una cena a tema con menù apposito.

Le torsioni, gli avvitamenti, le spirali e le curve delle composizioni scultoree si sono riversate nei piatti serviti facendoci assaporare profumi e sapori di terra e mare.

Ottimi accostamenti ed elegante mise en place.

La scultura entra nella scuola e la scuola le rende omaggio.

Paola Ceccarelli

Tutto ebbe inizio dal mare, dal lavoro fatto sulle conchiglie: osservando il guscio di un’ostrica, le sue belle ondulazioni, e col domandarsi come faccia il mare a modellarle. Paola passava molto tempo sulla riva a guardare le onde, dove il suo figlio piccolo amava sguazzare. A forza di guardare, intuì che quel moto poteva svelare il segreto della forma ammirata nella conchiglia: Paola comprese di dover imparare quel gesto.

Il primo spunto osservato è stato il contrapporsi di due forze contrarie: la spinta verso la riva e il suo ritorno, la risacca. Nel loro incontrarsi, si forma l’onda col suo ricciolo spumeggiante nel punto in cui si frange. Ma l’onda non si frange tutta in un momento bensì in sequenza, nelle due direzioni opposte, e le due forze non s’incontrano a perpendicolo bensì in torsione, avvolgendosi secondo la linea curva della spirale.

Paola prova allora a modellare le forme delle donne-conchiglia usando soltanto le mani, cercando di imitare quel gesto che aveva osservato. Ben presto, si rese conto che la forma emergeva dalla creta in modo più naturale. In seguito, la scoperta si è allargata all’osservazione degli alberi, delle ossa, dei muscoli, fino a contemplare l’ipotesi che alla base di tutte le forme organiche stia questo movimento, quasi un modulo, un codice della vita.

Paola ama raccontare di un giorno, quando, facendo la spesa dal verduraio, le capitò fra le mani una carota malformata: si vedeva chiaro che, nel suo sviluppo, essa doveva aver incontrato un ostacolo che l’aveva costretta a cambiare la direzione verticale di crescita. Nel punto della deviazione presentava infatti una torsione che pareva modellata come una colonna del Bernini. Dalla spirale all’elica, il passo è stato breve. Così come quando si trova una cosa che non ti aspetti e lo sguardo si fa più acuto, da allora, ogni volta che modella la creta, Paola spia l’istante in cui riaccada quella misteriosa vibrazione da cui la materia grezza prende forma.

È il percepire qualcosa d’infinito dentro il finito della materia, l’avvertire l’impossibilità di fermare quella vibrazione della terra, senza la quale la materia finirebbe con l’implodere nel nulla, col produrre forme esauste, morte. Essa invece oscilla, risuona, e l’unico modo per darle forma vivente è unirsi a quella vibrazione, farsene cassa di risonanza e coglierla nel suo plasmarsi.