diario dei giorni difficili .53

«Tu lo sai bene: non ti riesce qualcosa, sei stanco e non ce la fai più. E d’un tratto incontri nella folla lo sguardo di qualcuno – uno sguardo umano – ed è come se ti fossi accostato a un divino nascosto. E tutto diventa improvvisamente più semplice».

Andrej Tarkovskij Andrej Rublëv

Davanti all’espressione “uno sguardo umano” ho immaginato subito qualcosa di sensibilmente percepibile. Ma dal momento che adesso io mi trovo a guardare, di fronte a me, un mucchio di alberi sovrastati da un cielo incolore che fungono da sfondo ad un ammasso di tegole, dove posso trovare questo sguardo? Eppure in questi giorni così strani, dove un bisogno dell’evidenza di quello sguardo era per me tangibile, sono stata contenta. In una situazione ridotta all’ essenziale, come quella che tutti noi stiamo vivendo, resto io e quel “divino nascosto” che non viene più offuscato dalle circostanze, è così evidente per me ora. Nella quotidianità di sempre mi è capitato spesso di trovarmi di fronte una presenza inaspettata proprio nel momento in cui ne avevo più bisogno e di avere la grazia di accorgermene. Sempre quella presenza era una persona o un fatto, sempre qualcosa di reale motivo per cui iniziavo un’altra volta ad amare la realtà, con tutto quello che comportava. Ma non durava mai e io ne volevo sempre di più. Quelle volte mi sentivo come se le cose mi scivolassero tra le mani, come se io non fossi padrona di niente. E non è forse così? I fatti capitano indipendentemente da me, da quella che è la mia volontà, ma più passa il tempo più capisco che portano sempre a qualcosa di buono per me. Quindi la realtà è buona, quindi la realtà è per me. Ma essa si può allontanare drasticamente dalla quotidianità, può completamente spogliarsi di tutto ciò che pensavo la costituisse e diventare semplicemente io che esisto. Vale ancora la verità che avevo conquistato o devo ripartire da zero? Che presa in giro sarebbe doverlo fare. In questi giorni ho abbandonato il pensiero, troppo astratto e inutile di fronte al mio dilemma. Mi sono concentrata sui fatti che, anche se non eclatanti, sono stati fondamentali per verificare che ciò che mi è posto davanti ha sempre un senso, che spesso non capisco subito, e che lo sguardo affettuoso che ricevo va al di là della percezione fisica. Come può essere che una tale tragedia sia qualcosa di buono per me? Dov’è il senso in tutto ciò? Si trova ancora una volta nei fatti e in ciò che lasciano impresso sul mio cuore.

Ogni sera recito il rosario con degli amici. Dopo averlo terminato la prima sera si è creato uno spontaneo silenzio di pochi secondi. Quanto era profondo quel silenzio. Vi era racchiuso il grido di domanda, speranza e afflizione di un popolo in preghiera, vi era la pace del fedele. Era un dialogo con Lui. Questo è stato per me un fatto. La preghiera, sincera come mai era stata prima. Ne ho intravisto il senso. Qualche giorno fa stavo leggendo sul mio terrazzo “L’Annuncio a Maria” di Paul Claudel. Nel frattempo il tepore del sole sul mio viso era reso innocuo da un affettuoso venticello. Di fronte a me i fiori sbocciati. Sembrava il momento perfetto per far viaggiare la mia mente, cosa che mi riesce particolarmente bene. Mi stavo imponendo di pensare a cosa mi mancasse nella vita, alle mie paure e alle mie angosce ma ecco il fatto. Per la prima volta spontaneamente la realtà si è imposta nella lotta contro il pensiero, senza che io mi dovessi sforzare. Ero in pace, talmente libera, tutto intorno a me mi diceva quanto fossi amata. Abbasso lo sguardo e leggo: “Tutto è chiaro all’evidenza, tutto è prestabilito, e io sono contentissima. Sono libera, non ho da preoccuparmi di nulla, ed è Lui che mi guida, pover’uomo, lui che sa quel che bisogna fare!”. Capisco. Ero io in rapporto con il “divino nascosto” ed è per questo che quel pomeriggio valeva la pena vivere e per tutti questi giorni ho vissuto paradossalmente più di prima perché ho capito che la vita di un uomo non si misura in base alle circostanze, così mutabili, alla felicità o al dolore che provocano, ma in base al rapporto con Lui che passa attraverso la realtà, motivo per cui è così interessante dal momento che è ciò che siamo chiamati a vivere. Riconoscerlo mi rende più libera, “tutto diventa improvvisamente più semplice” e questo l’ho verificato proprio in questi giorni, non me lo sarei mai potuta aspettare.

Camilla Sportoletti
27 maggio 2020

diario dei giorni difficili