viaggi di istruzione 2017 / BORGOGNA

racconto di uno studente del viaggio di istruzione in Borgogna

Il viaggio in Borgogna, dal 3 al 6 aprile scorso, delle classi 3e dei Licei è stata un’utile occasione per immedesimarci e comprendere il mondo del Medioevo. La mia esperienza è stata la definitiva scomparsa dei soliti stereotipi che si proiettano su quest’epoca, come: “nel Medioevo c’è stato un regresso soprattutto sul fronte culturale” o “la cultura classica nel medioevo era disprezzata” o, ancora, “il Medioevo è un’età oscura da tutti i punti di vista”. Ecco cosa ho notato in questo affascinante viaggio: innanzitutto, il Medioevo non è affatto un’età dell’ignoranza e dell’odio per la cultura classica. Due sono gli esempi che me lo hanno fatto scoprire: il primo è che sui frontoni e sui capitelli delle chiese erano scolpiti i miti dei greci e dei latini o le storie e le leggende narrate da noti mitografi o storiografi, come Erodoto; ne è esempio formidabile Vézelay, dove sui capitelli sono scolpiti numerosi miti, come il rapimento di Ganimede da parte di Zeus o l’educazione di Achille. Un’altra testimonianza della presenza del mondo classico nel mondo medievale sono i Bestiari, a noi presentati una sera dalla prof. Parravicini: si tratta di libri che descrivevano tutto il regno animale, compresi gli animali fantastici, come grifoni o basilischi, fiere di cui parlano i miti dell’antichità. Questa azione tesa a conservare la cultura classica e a trasmetterla di generazione in generazione (descritta dal verbo latino tradere) mi fa pensare a che importanza abbia avuto il medioevo, senza il quale io, che oggi frequento il liceo classico, non avrei probabilmente potuto studiare i testi dell’antichità.

Riflettendo su questo aspetto dell’influenza del mondo classico su quello medievale, ho cominciato a comprendere l’originale fusione, avviata dalla caduta dell’Impero romano e continuata per molti secoli, tra la cultura greco-latina e quella barbarica, in un processo storico di cui il Cristianesimo fece da “collante”: questa unione si è dimostrata vantaggiosa, dato che ha fatto nascere una straordinaria novità: la cultura europea e gli ideali tipici dell’Occidente. Forse questa integrazione (non a caso uso questo termine, di cui oggi quasi si abusa) può essere l’inizio di una risposta alle grandi domande che l’Europa si sta facendo in questo periodo: che cosa farne della nostra tradizione e delle radici greche, romane e cristiane? Tenerle in considerazione o dimenticarle? Come potersi integrare con popoli di identità diverse dalla nostra? Visitando il cuore della Francia ho notato che ogni chiesa, ogni castello e ogni abbazia era stata più o meno rovinata dalla Rivoluzione Francese, che voleva distruggere tutto quello che c’era stato prima per creare un mondo nuovo: è una soluzione quella di distruggere edifici e tradizioni millenarie per imporre ideali nuovi, che potrebbero rivelarsi inconsistenti?

In questo viaggio ho fatto un’ulteriore scoperta: gli uomini medievali cercavano la verità in ogni cosa, anche nei dettagli formali più minuti. Per esempio, ci fu una grande discussione di tipo filosofico ed estetico riguardo alla ricchezza degli ornamenti nelle chiese: era più giusto che una chiesa fosse riccamente decorata per fare lode a Dio o che fosse spoglia per far capire che la povertà è l’unica via per raggiungerLo? Queste discussioni, che possono anche farci sorridere, dato che si litigava anche per l’aspetto di un capitello, danno invece l’idea dell’amore che questi uomini avevano per la verità e della loro convinzione che essa esistesse. Ai nostri giorni invece, si cerca di cancellare ogni ombra di discussione o di lite per qualcosa, anche per buonismo, ma forse questa mania di voler azzerare ogni dibattito, violento o no che sia, discende dal fatto che ormai non si crede più che una verità possa esistere.

Lorenzo Viganò
3^ classico