a lezione di musica

con Filippo Gorini
AGGIUNTA / (27 febbraio 2017) “A margine della lezione-concerto di Filippo Gorini

lettera a cura di Maria Fossati, studente della 2^ Liceo classico del nostro Istituto

Filippo Gorini, ex studente del Liceo “don Gnocchi”, ha tenuto mercoledì 15 febbraio una lezione per gli studenti nell’atrio dell’Istituto Alberghiero, durante la quale ha introdotto all’ascolto di brani di Beethoven, Brahms e Chopin. L’evento è parte di un percorso di introduzione alla musica classica, iniziativa assunta a partire da quest’anno, rivolta anzitutto agli studenti ma aperta al territorio.

I brani presentati mercoledì sera sono alcuni tra quelli che Filippo eseguirà domani sera, martedì 21 febbraio, nel concerto presso il Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Milano, organizzato dalla Società del Quartetto di Milano: la Sonata n. 31 in la bemolle maggiore, op. 110, di Beethoven; le 7 fantasie, op. 116, di Brahms; tutti i 24 preludi, op. 28, di Chopin. Si tratta del concerto più importante finora tenuto da Filippo, il quale si è dedicato a tempo pieno allo studio del pianoforte e all’attività di concertista dopo la conclusione degli studi liceali nel 2014. Lo scorso anno, superando ben 150 colleghi, tutti più anziani di lui, si è aggiudicato l’arduo Concorso Beethoven di Bonn, primo italiano a conseguire il prestigioso riconoscimento.

Un ragazzo sui vent’anni. Un maglione d’un azzurrino sbiadito; piccoli occhi incorniciati da spesse lenti squadrate, e un pianoforte. Un ragazzo e un pianoforte. Questo si presentava agli occhi curiosi dei presenti. Mai avrei pensato che potesse scaturire così tanto da una tale semplicità. Quel giovane non era in realtà uno qualsiasi. Certo, nessuno è uno qualsiasi; ma la sua presenza, lì, aveva il suo perché. Filippo Gorini, pianista di fama ormai internazionale, era venuto a presentarci i brani che avrebbe proposto al suo prossimo concerto alla Sala Verdi del Conservatorio di Milano, occasione per lui molto importante: forse, ci confida, la più importante.

“Oggi voglio portare a voi, farvi conoscere ciò che è ormai diventato la mia vita. E ringrazio che molti di voi poco sappiano di quello che sto per raccontare. Voi siete per me un’occasione di incontro”. Così diceva. Ha spesso a che fare con critici, musicisti, esperti di musica, confida. Ma è un’occasione grande poter rendere partecipe chi non ha avuto la fortuna di venire a contatto con questo mondo così grande e meraviglioso.

Così, le labbra prosciugate dalla timidezza, lo sguardo fisso su un altro sguardo nascosto lì, fra il pubblico, come un’ancora che gli dà sicurezza, Filippo inizia a parlare, anzi, a raccontare.

Al concerto proporrà tre compositori, noti anche al grande pubblico: Beethoven, Brahms e Chopin. Di ognuno racconta la storia, gli aspetti più caratteristici della personalità, gli avvenimenti più significativi della vita, e il modo in cui questi influiscono nella loro musica. La musica è per loro la più grande espressione dell’essere.

Introduce ogni brano, ne spiega brevemente la composizione, e poi ci regala un po’ di ciascuno, suonando.

Beethoven, sonata n. 31 op. 110; Brahms, 7 Fantasien op. 116; Chopin, 24 Preludi op. 28.

E quando poi suonava, era come se prendesse nuova vita con un’intensità infinita, meravigliosa. Ogni singola parte del suo corpo era coinvolta in movimenti ampi e colmi di significato, perché da questi scaturiva una musica che traboccava di espressività, di bellezza, di unicità. Sembrava, a volte, che stesse per scoppiare, tanto viveva intensamente, mentre suonava.

Beethoven. Con lui ha iniziato l’incontro, con lui lo ha terminato. È il compositore che preferisce, dice. La sua musica raggiunge chiunque; essa è per tutti. Da questa traspare una grandissima umanità, che si fa viva per esempio in un semplice particolare: questa musica conserva sempre un bagliore di speranza. Non si abbatte mai del tutto, non diventa tragica, né un lamento; o se a volte sembra perdersi nel vuoto e nella tristezza più completa, subito dopo si sente un piccolo bagliore di speranza. Non muore mai, la musica di Beethoven, alimentata dall’umana speranza.

Il silenzio sarebbe stata la miglior conclusione, pensavo fra me. Silenzio di pensiero, di ammirazione, meraviglia e immensa gratitudine. Ma fortunatamente così non è stato.

Il rettore ha concluso l’incontro con brevi, dirette parole. “Ringraziamo Filippo per quello che oggi ci ha portato, e per averci dimostrato che la forma e il contenuto non sono due aspetti lontani l’uno dall’altro, bensì l’uno sta nell’altro.”

Questo ci ha mostrato Filippo: la struttura di ogni brano, le indicazioni di come suonarlo, scritte dall’autore sullo spartito, non sono affatto distanti dalla musica che grazie a queste nasce, dal contenuto di quella forma. La storia, la vita di ogni compositore è un aspetto che segna la sua musica nel profondo. Filippo ha introdotto ogni brano mostrandoci la struttura di esso, la maniera con cui l’autore suggeriva di suonarlo, e questa struttura richiedeva completa immedesimazione, che lui, mettendosi poi a suonare quello che ci aveva esposto, ha reso evidente con tutto sé stesso.

Questo ragazzo, che ha fatto della musica la sua vita, ha regalato alla nostra qualcosa di davvero speciale; piccolo, breve, se confrontato all’immensità del tempo che ci è stato donato. Ma carico di profondo, affascinante, travolgente significato.

Maria Fossati

studente del 2° anno, Liceo Classico "Don Carlo Gnocchi"