diario dei giorni difficili .37

Alle classi 5D e 5E, a tutte le quinte, a tutti gli studenti.

«Macché esami!» esclamò Ambrogio, allargando un solo braccio nell’impossibilità di allargarli entrambi. (…) Quasi quasi non riesco a crederci nemmeno io! Pensa Stefano: stavamo per cominciare l’ultimo ripasso, una cosa bestiale – da esaurimento nervoso, dico sul serio, non per dire – quando ci arriva la notizia che quest’anno non si fanno gli esami! Capisci? Scrutini subito, e poi tutti in vacanza entro il trentun maggio. Eh? Se penso a quei disgraziati che l’anno scorso hanno dovuto sputar sangue per superare gli esami».

«Ma voi perché non li fate? Forse per la guerra? Voglio dire, per il pericolo di guerra?»
«Sì» disse Ambrogio, di colpo meno euforico «almeno credo; non può essere che per questo. (…) Certo se viene la guerra la fortuna di oggi finiremo col pagarla cara…» (E. Corti, Il cavallo rosso, Ares, Milano 1983, 11).

Ora che il trentun maggio si avvicina, ora che il ripasso da esaurimento nervoso (non) sta per cominciare, ora che non dovrete sputare sangue per superare gli esami, riflettiamo anche sulla “fortuna” di oggi.
Eugenio Corti, e con lui tanti altri –Rognoni, Spadolini…– non fecero l’esame di maturità per via della guerra. Le righe che vi ho riportato sono un colloquio tra due protagonisti del suo romanzo, Il cavallo rosso.

C’è un’altra pagina dello stesso libro che è interessante rileggere in questi tempi. Corti racconta della tragica ritirata dei battaglioni tedeschi e italiani dalla campagna di Russia; racconta come in situazioni di questo genere emergano coloro che trovano dentro di sé lo slancio gratuito al sacrificio per gli altri, la spinta verso la solidarietà, la capacità di lanciarsi nel pericolo fino a dare la vita

«A sostenere il peso degli attacchi per estromettere il nemico dalla vallata erano stati i soliti ragazzi di buona volontà, sempre gli stessi, quelli che anche prima della ritirata avevano costituito l’ossatura e il cemento dei reparti. Di costoro un certo numero era morto nei recenti combattimenti sul Don, altri (…) negli scontri all’inizio della ritirata, e tutti o quasi i rimanenti morirono in questi attacchi. Scomparsi costoro i reparti cessarono completamente di essere reparti; non rimase (…) che una massa incoagulabile d’individui terrorizzati, intesi solo a salvarsi la vita, ma incapaci a tal fine d’imporsi la minima iniziativa o disciplina» (E. Corti, Il cavallo rosso, Ares, Milano 1983, 409).

Il mio augurio è di essere ragazzi di buona volontà.

Anna Ballarino Celora
5 maggio 2020

Anna Ballarino Celora è insegnante al Liceo Majorana di Desio e mamma di una studentessa di prima classico

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