diario dei giorni difficili .31

Ormai da qualche settimana quando riprendo in mano i testi di letteratura che stiamo affrontando in questi giorni mi sorge una domanda urgente che si ripropone ogni volta instancabilmente. Inizialmente non riuscivo a dare voce e parole a quest’ultima, ma rimaneva solo un guazzabuglio di pensieri che chiedevano insistentemente di essere compresi e chiariti. Qualche giorno fa ho compreso che la questione che meglio ordinava i miei pensieri è la seguente: che cosa dicono a me ora le parole in forma di sonetti di Cavalcanti e degli altri autori? Che questione pongono a me oggi nel 2020? Perché infatti dalla lettura delle poesie emerge una tipologia di amore per me ancora da comprendere bene però che sicuramente è qualcosa di desiderabile. In classe seguo con molto interesse la spiegazione delle parole e delle figure utilizzate dai poeti per riuscire a dare forma all’amore che provano per la donna. Ma quello che mi ha fatto sorgere delle perplessità e dei confusi pensieri è il fatto che molto spesso mi pare che l’autore non si riferisca a una donna in particolare in quei versi, ma si riferisca alla donna come entità. E allora per me è ancora più difficile declinare le sue parole nella mia realtà, nel mio essere qui ora. Mi spiego meglio: cosa vuol dire che una donna spalanca a una realtà superiore, che immette in un mondo pieno di amore, che introduce una sproporzione che per Cavalcanti è da intendere come qualcosa di insormontabile, di invalicabile, e ancora, cosa vuole dire che una donna conducendo la sua vita può essere così vista dal poeta? Dunque io mi domando se la donna a cui lui si riferisce debba avere particolari capacità o abilità o pregi che rendono possibile a questi poeti esprimere quelle parole e intendere l’amore in quel modo che era già stato in parte introdotto dai provenzali e dai poeti della scuola siciliana. Infatti paragonandolo alla mia esperienza oggi e al mio vivere mi vien da pensare che io non potrò mai essere degna di uno sguardo del genere, e non è un pensiero che nasce dal fatto che a volte mi viene difficile accettarmi come sono e credo di non meritare di avere intorno tutte queste persone che mi vogliono bene, né un discorso pessimistico sul mio futuro, ma si tratta della consapevolezza dei miei difetti, del mio essere difficile, pesante e testarda e quindi il conseguente e immediato rendermi conto che io non sarò mai degna delle parole di Cavalcanti sulla donna. Perciò la mia domanda è forse anche l’ennesimo stupore davanti al fatto che l’Amore di Dio possa raggiungere l’uomo anche attraverso un essere umano non perfetto ossia che Dio ci dona il suo Amore attraverso queste persone rendendole meritevoli delle parole che questi autori rivolgono loro e abilitandole a essere tramite del suo immenso Amore.

Federica Zaccone
27 aprile 2020

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