diario dei giorni difficili .18

In questi tempi di lezioni on-line stiamo leggendo il Purgatorio di Dante, i canti legati alla politica e quelli dove risuona in ogni verso l’eco del triste esilio.
Ed ecco che mi ritrovo a scoprire nelle sue parole un richiamo potente a quello che stiamo vivendo oggi.

Nel canto VI Dante rivolge un’invettiva durissima contro la Chiesa dei suoi tempi e contro l’Imperatore, arriva anche interrogare Dio, come un moderno Giobbe.

E se licito m’è, o sommo Giove
che fosti in terra per noi crocifisso,
son li giusti occhi tuoi rivolti altrove?
(Pg, VI, 118-120)

Letta la terzina alzo la testa, guardo fuori dalla finestra e vedo la strada deserta. Risuona una quiete innaturale e desolante, non si sentono più i bambini che vociano andando a scuola, niente via e vai dal bar all’angolo per il consueto caffè mattutino e quattro chiacchiere con il barista, niente ingorghi di macchine bloccate dal pullman e poi i racconti degli amici medici…
Anche i miei alunni stanno in silenzio.
“Son li giusti occhi tuoi rivolti altrove?”. È davvero così, come si chiede Dante, allarmato per la situazione dell’Italia e abbandonato da tutti?
È una tentazione forte, a cui il poeta però non cede perchè al verso successivo dice

O è preparazione che ne l’abisso
del tuo consiglio fai per alcun bene
in tutto de l’accorger nostro scisso?
(Pg, VI, vv. 121-124)

“O”, oppure.
Ci vuole coraggio e una grande fede per dire quell’oppure, per tenere aperta anche un’altra via oltre a quella che vediamo noi nell’immediato, per sperare nell’abisso del pensiero buono di Dio anche davanti all’abisso della nostra miseria.

Eppure Dante è un uomo come noi e dice quel che dice in una situazione molto vicina alla nostra. Lo scopriamo la lezione successiva, qualche canto più in là, quando emerge la malinconia dell’esule, anche solo nella descrizione della sera.

Era già l’ora che volge il disio
ai naviganti e ‘ntenerisce il core
lo dì c’han detto ai dolci amici addio;
e che lo novo peregrin d’amore
punge
(Pg VI, vv. 1-5)

È lui, da poco pellegrino, che sul finir del giorno prova il peso della tristezza e della solitudine, sente il pungolo dell’amore per la famiglia, per gli amici, per la sua Firenze e il fuoco della vita politica che lo ha sempre acceso.

Mai come in questi giorni la lettura della Commedia è diventata un pungolo quotidiano. É la storia di Dante, un pellegrino che come noi è in cammino e che a volte sale faticosamente, a volte triste e addolorato, altre volte addirittura a carponi per la fatica, ma che è capace di alzare la testa e dire “oppure”.

Marta Parravicini
6 aprile 2020

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