diario dei giorni difficili .12

Oggi (27 marzo) sono 24 giorni che sono in quarantena, è un periodo brutto, sto scrivendo tutto ciò perché oggi durante la videolezione la preside ha letto una lettera alla nostra classe scritta da un genitore di un alunno della nostra scuola che lavora in ospedale a stretto contatto con il virus. Sarò sincera effettivamente non ho ascoltato molto, ma ho ascoltato abbastanza perché mi colpisse. Ho iniziato a riflettere su tutta la situazione dentro me stessa, su quanto sia difficile per me e soprattutto per i dottori, gli infermieri, le Forze Armate e gli altri Paesi del mondo che ci mandano aiuti, che stanno facendo tutto il possibile per trovare una cura.
Penso a tutte le persone morte durante questa tragedia, penso a una città qui vicina, Bergamo, dove ogni giorno riempiono camion militari di bare con all’interno quei corpi che finalmente possono riposare in pace come gli spetta.
Penso sempre di più a quanto sia una vera e propria guerra contro questo virus.

Una cosa brutta di questo periodo difficile è che mi mancano davvero tanto i miei amici: mi manca quel contatto fisico che si ha con loro che è ben diverso da quello che si ha con un famigliare. Sono arrivata a dire che sento la mancanza della scuola, una delle tante cose che non mi piace per niente: mi manca perché ho la possibilità di divertirmi ma allo stesso tempo di imparare cose nuove; è vero che si svolgono le videolezioni, ma sono molto più strazianti, e la cosa che manca è proprio quel contatto fisico che c’era quando si andava a scuola.
Scrivo questo perché oggi stranamente è la prima volta che penso a questa cosa seriamente ed è la prima volta che penso alla mia tristezza in questo lungo periodo.
L’ultima cosa che ho pensato è che in questo periodo bisogna riflettere molto su quanto sta accadendo sulla terra. Ma soprattutto ora mi pongo questa domanda: “come è possibile tutto questo?”.

Chiara Molteni
30 marzo 2020

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