Educazione è speranza
Incontro con il prof. Alberto Della Frera e la Luigi Giussani High School di Kampala, Uganda
Sabato 15 marzo 2025

Nella mattinata di sabato 15 marzo docenti e studenti dei licei hanno avuto modo di incontrare il prof. Alberto Della Frera, per tutti “Della”, che, dopo aver insegnato per 18 anni Storia e Filosofia nel nostro Istituto, contribuendo con intelligenza e passione alla costruzione della scuola, ormai da due anni vive in Uganda. Qui ha assunto il ruolo di Direttore della Luigi Giussani High School di Kampala, una realtà nata nel 2012 col sostegno di AVSI, un’organizzazione non profit che realizza progetti di cooperazione allo sviluppo e aiuto umanitario in più di 40 paesi.

La Luigi Giussani High School è frutto di una storia di dolore e resurrezione, quella delle madri dello slum di Kireka, alla periferia di Kampala.
Queste donne vivono nei villaggi del nord del Paese fino allo scoppio della guerra, una delle più feroci tra quelle che insanguinano il continente africano. I ribelli del sedicente “Esercito di resistenza del Signore”, agli ordini di Joseph Kony, entrano nei villaggi, uccidono adulti e anziani, arruolano bambini e bambine, trasformandoli in soldati e schiave sessuali.
La guerra porta con sé anche un altro terribile tormento: il virus dell’AIDS. Quasi tutte le donne ne sono infettate. Ma non vogliono curarsi. Perché mai dovrebbero prolungare la loro agonia? Hanno commesso ciò che di peggiore può compiere una donna, una madre. Sono malate. Nessuno le vuole.

Questo scopre, all’inizio degli anni ’90, un’infermiera di nome Rose Busingye, cominciando a lavorare negli slum di Kampala: il problema principale per queste donne non sono le medicine, ma recuperare il senso della vita.
Rose inizia a stare con queste donne, a condividerne la quotidianità; nasce così il Meeting Point International, una ONG che opera oggi in quattro slum di Kampala prendendosi cura di persone malate di HIV e AIDS e dei loro orfani, ma soprattutto un luogo dove ciascuno può riscoprire di avere in sé un valore infinito, irriducibile, che niente e nessuno può distruggere o scalfire: nessun virus, malattia o male commesso.
Dalla coscienza di essere volute bene, gratuitamente, le donne ricominciano a vivere. Cominciano a curarsi, ad assumere le medicine, a prendersi cura dei propri figli.
E per essi desiderano un luogo in cui possano essere educati alla bellezza e positività della realtà: una scuola che li accolga e li accompagni nel cammino della vita.

Con l’aiuto di Rose e gli amici di AVSI, iniziano un’attività di riciclaggio di carta per poterne fare collane colorate da vendere in vari Paesi, mentre continuano a spaccare pietre riducendo enormi macigni in sottile ghiaia per i costruttori locali; il ricavato del loro lavoro viene investito nella costruzione di una scuola primaria e una secondaria intitolate a don Luigi Giussani, prete brianzolo, fondatore del movimento di Comunione e Liberazione. Un luogo di accoglienza ed educazione assolutamente inedito, in cui i ragazzi non vengono picchiati, come la cultura scolastica ugandese vorrebbe, ma sono guidati a scoprire se stessi.

Una scuola in cui i primi strumenti di educazione sono la realtà e la bellezza, a cominciare da quella dell’edificio, le cui pareti ospitano riproduzioni di quadri celebri, come I primi passi di Van Gogh – la prima cosa che si vede entrando -, perché ogni quadro racconta una storia, fa memoria di un passo del cammino, come un tatuaggio indelebile.
Una scuola in cui Gladys afferma di essere nata il giorno in cui si è iscritta, perché per la prima volta si è sentita guardata e chiamata per nome.
Una scuola in cui la speranza non riguarda l’avvenire, ma il presente che uno vive.
Una scuola in cui le madri festeggiano i risultati migliori ottenuti agli esami finali, ma anche i voti bassi, perché il valore di uno studente va oltre il risultato raggiunto, al di là del suo successo.
Una scuola in un contesto di povertà estrema, in cui gli studenti hanno grande cura delle loro uniformi, spesso l’unico vestito che possiedono, comprato a fatica, oppure regalato a Innocent, orfano di padre, con madre malata e fratelli a carico, dalla segretaria della scuola, di certo non ricca, ugandese come lui, che, dopo 17 anni, ancora si commuove davanti al bisogno di un alunno e al suo desiderio di frequentare l’Istituto.
Una scuola per tutti, anche George, che ha finito la Primary a fatica, eppure quest’anno, a 19 anni, ha voluto iscriversi alla High School. E la gioia nei suoi occhi quando si è sentito accolto è quella che ognuno vorrebbe avere in ogni istante della vita.
Una scuola in cui gli studenti desiderano “esserci” ogni mattina, dalle 7:30, dopo un’ora e mezza o due di cammino sulle strade polverose dell’Africa; un luogo di cui si prendono cura, perché è più che una scuola: è casa.

È così che quest’incontro, nato dal desiderio di conoscere un’opera che conta oggi più di 500 studenti e l’importanza dell’educazione in un contesto profondamente diverso dal nostro, come quello ugandese, diventa occasione preziosa per far memoria di ciò che ha generato anche il nostro liceo e riscoprire il compito proprio di ogni scuola.

Nella stessa giornata di sabato, alcuni studenti hanno allestito un banchetto di vendita torte, mossi dal desiderio di raccogliere fondi per la Luigi Giussani High School, che è possibile aiutare anche attivando sostegni a distanza a favore dei suoi alunni; per informazioni al riguardo potete consultare il sito https://www.avsi.org/it/sostegnoadistanza/