MONASTERO DI GHELATI

Nel corso della prossima edizione del Meeting per l’amicizia tra i popoli, dedicata quest’anno al tema “Tu sei un bene per me“, che si svolgerà a Rimini da venerdì 19 a giovedì 25 agosto 2016, sarà collocata l’esposizione “Georgia: un paesaggio di fede e ori” curata da Marilyn Kelly-Buccellati, docente emerito di archeologia presso l’UCLA – University of California di Los Angeles.

La professoressa Kelly-Buccellati, a seguito della sua partecipazione all’inaugurazione dell’anno scolastico appena trascorso, ha proposto agli studenti del don Gnocchi di collaborare alla preparazione della mostra.

Nel corso degli ultimi mesi perciò numerosi studenti del Liceo, coordinati dalla professoressa Rita Tagliabue, hanno lavorato a lungo alla realizzazione di un ampio e dettagliato plastico del monastero di Ghelati in Georgia. Il plastico sarà esposto a Rimini e nella successiva edizione della mostra che avrà luogo negli Stati Uniti.

la fabbrica del plastico del monastero di Gelati in Georgia

il lavoro dello scientifico DCG

luglio 2016

Una delle esperienze extra-scolastiche più interessanti, proposta agli alunni del triennio del liceo che frequento il don Gnocchi di Carate Brianza, è stata la realizzazione di un plastico di un monastero medievale in Georgia. In questa esperienza io stessa sono stata particolarmente coinvolta. È tradizione del don Gnocchi inaugurare ogni anno scolastico con un incontro di carattere culturale su un tema specifico. Quest’anno sono stati invitati, dalla California dove risiedono e operano, i coniugi Giorgio Buccellati, archeologo e docente universitario, e Marilyn Kelly-Buccellati, anche lei insegnante universitaria di arte antica e archeologia, che hanno mostrato a studenti e genitori storia e peculiarità geografiche e culturali del Vicino Oriente e della Georgia, un’antica civiltà caucasica poco conosciuta e studiata. Si sono mostrati entrambi molto aperti al dialogo, tanto che hanno proposto a noi studenti di aiutarli nella realizzazione di un progetto: una mostra organizzata per il Meeting di Rimini dal titolo “Georgia, un paesaggio di oro e fede”. Dopo aver visto disegni e plastici prodotti dagli alunni del don Gnocchi, ci hanno chiesto di creare un modello di un complesso monasteriale georgiano del XII sec. Alcuni studenti, interessati al progetto, si sono incontrati con Marilyn Buccellati, che ha tenuto una lezione sulla diffusione del Cristianesimo in Georgia, sul rapporto che questa ha con l’Occidente e sulla storia del monastero di Gelati. Questo monastero è costituito da vari edifici, tra cui tre chiese, una principale, la chiesa della Natività, e due più piccole, le chiese di S. Nicola e S. Giorgio. Il complesso architettonico comprende anche un campanile e un’Accademia, che ha avuto un ruolo fondamentale nell’educazione e nella diffusione della cultura medioevale. Le architetture sono tipicamente medioevali, costruite con le pietre del luogo, e decorate da affreschi caratterizzati da influenze orientali-bizantine.

Prima di poter realizzare fisicamente il plastico, è stato necessario studiare i disegni dei singoli edifici e, dal momento che il complesso si trova in un’area con pendenze, è stato fondamentale capire i diversi livelli del terreno per poter riprodurre il monastero nel modo più realistico possibile. In diciotto studenti abbiamo aderito a questa proposta. Ci siamo divisi in gruppi, a ognuno dei quali erano affidati almeno due edifici. Un gruppo si è occupato delle curve di livello e della chiesa della Natività, un altro dell’Accademia, della chiesa di S. Giorgio e del campanile, mentre il terzo della chiesa di S. Nicola e della porta d’accesso al complesso, che è cinto da mura. Il lavoro è stato organizzato dall’insegnante di Disegno e da un’ex-studentessa del don Gnocchi, ora dottoranda di Architettura, Valeria Negri. Oltre che darci consigli pratici su come realizzare il plastico, ci hanno fornito i materiali: il cartone vegetale, spesso 4 mm per le curve di livello e 1.5 mm per gli edifici, il canson – cartoncino servito per ricoprire i volumi, in modo da rendere gli edifici continui, senza cioè che si vedessero i vari “pezzi” di cartone tenuti insieme dalla colla. Incidendo il canson, senza forare il solco, abbiamo ricreato alcuni dettagli della costruzione, come le pietre che costituiscono le pareti. Per realizzare altri elementi decorativi, per esempio le colonne, sono stati impiegati asticelle di varie dimensioni e differenti tipi di legno.

Questo progetto è durato più di tre mesi; spesso noi ragazzi ci siamo riuniti nella nostra aula “laboratorio modello” e abbiamo lavorato tutto il pomeriggio fino all’ora di cena, il sabato, e anche nelle giornate di vacanza. Non è stato facile conciliare gli impegni scolastici e quelli personali con questo lavoro, anche perché trascorrere l’intero pomeriggio a tagliare, incollare e scartavetrare è faticoso, nonostante possa sembrare semplice e divertente. Inoltre, molto spesso ci si poteva impegnare per tre ore consecutive senza riuscire ad avanzare effettivamente nel lavoro, perché gli errori non mancavano e, a volte, prima che un pezzo andasse bene si dovevano fare anche diversi tentativi. Questo lavoro è stato utile per tutti i ragazzi che insieme a me hanno deciso di mettersi in gioco per realizzare il progetto. Ha sicuramente arricchito lo studio del disegno svolto durante questi anni scolastici. Attraverso i disegni si può capire come è organizzato un edificio, lo spazio che esso racchiude; ricreando questi volumi in maniera fisica, si diventa ancora più consapevoli di quale sia il valore di un’architettura e del modo in cui essa vada guardata e interpretata. Per questo, penso sia stata un’ottima conclusione del percorso di questi anni passati a disegnare e a studiare arte e teoria. Nonostante tutta la fatica, siamo riusciti a costruire con le nostre mani qualcosa di veramente bello. La soddisfazione provata nel vedere il modello che pian piano prendeva forma è stata enorme, una vera sorpresa, proprio perché noi siamo stati in grado di creare qualcosa che non ci aspettavamo di poter fare. Direi che in questo progetto è stato evidente ciò che la scuola cerca di insegnarci ogni giorno: impegnarci a conoscere per riuscire a produrre qualcosa di grande e di completamente inaspettato e per veder crescere le nostre capacità. Un’esperienza che ci ha aperto la visione su una parte di mondo non conosciuto; ci ha “costretto” a operare con precisione manuale, a improvvisarci muratori, carpentieri, artigiani, architetti, geologi, geometri e sicuramente a scoprici più amici.

Maddalena Bucca

studente, liceo scientifico don Carlo Gnocchi