La bottega dell’orefice

di K. Wojtyla

Il nuovo spettacolo del laboratorio teatrale degli studenti del “don Gnocchi”

sabato 5 ottobre 2024

L’immagine utilizzata è una foto di Saul Leiter, TAXI, 1956

sabato 5 ottobre 2024

Cineteatro L’Agorà
via A. Colombo 2, Carate Brianza

Ingresso alle ore 20:00; inizio dello spettacolo alle ore 20:30.

Si richiede la prenotazione attraverso un click sul pulsante sottostante. Le prenotazioni saranno aperte da domenica 29 settembre 2024.

Presentazione

LA BOTTEGA DELL’OREFICE DI KAROL WOJTYLA
A cura di Andrea Carabelli

“Perché l’amore può essere anche uno scontro nel quale due esseri umani prendono coscienza che dovrebbero appartenersi, malgrado la mancanza di stati d’animo, e di sensazioni comuni”.

La Bottega dell’Orefice è una meditazione sul sacramento del matrimonio in forma di teatro rapsodico scritta nel 1960 da Karol Wojtyla prima che diventasse Arcivescovo di Cracovia e poi Papa Giovanni Paolo II. La scena non esiste perché tutto è evocato dalle parole. Il tempo non esiste perché i personaggi parlano di un tempo passato che riaccade nel presente ma anche di un tempo presente che è già successo. Protagonisti di quest’opera sono tre coppie: la prima è quella formata da Teresa e Andrea che decidono di sposarsi e di diventare l’uno per l’altro compagni per la vita. Andrea perderà la vita in guerra ma rimarrà presente nella vita di Teresa anche dopo la sua morte. La seconda coppia Anna e Stefano è già sposata. Ma ormai sono l’uno per l’altro, estranei, come se fossero assenti in vita. E infine ci sono Monica e Cristoforo, figli rispettivamente della seconda e della prima coppia, che stanno decidendo di sposarsi. Ognuna di queste persone riflette sul senso dell’amore in una confidenza intima al pubblico. Non c’è mai una conversazione o un dialogo realistico.

Anche quando i personaggi sono presenti contemporaneamente sulla scena parlano sempre a noi, al pubblico. Non c’è nessuna finzione: queste parole sono tutte, esclusivamente, per noi che le ascoltiamo.

Anche la scena per questo non esiste: tutta l’attenzione deve essere rivolta al rapporto, al legame, alla domanda che attraversa tutti coloro che hanno voluto parlare dell’amore: “Ma non è forse una cosa terribile condannare così le pareti del tuo intimo a dare alloggio a un unico abitante che potrà sfrattarti e comunque cacciarti via da questo posto?”.

Esiste un luogo di cui tutti parlano alternativamente: la bottega dell’Orefice. Qui ogni coppia ha preso la decisione vitale, quella di sposarsi. Qui ognuno di loro ragiona del proprio anello d’oro, della fede che porterà al dito come simbolo che sancisce l’unione. È un luogo capace di rispecchiare chi siamo veramente. È un oracolo di verità, dove la si scopre o la si ritrova.

Chi accompagna questi amori, amori sbocciati, amori traditi e amori desiderati è un personaggio che conosce gli uomini e che non a caso si chiama Adamo.

È colui che suggerisce la strada, perché capace di guardare oltre, è colui che sveglia chi rischia di addormentarsi, è colui che ha una visione dell’amore piena e che per questo invita a non avere paura dell’amore.

Ognuno di questi personaggi ha un suo carattere: Teresa è lieta, Andrea ragiona, Anna è piena di rancore, Monica è inquieta, Cristoforo è certo, Stefano l’ultimo a parlare, nell’unica sua battuta, ci lascia il monito più pressante, mentre guarda con rammarico e nostalgia al tempo perso passato.

Ma gli stessi personaggi sono anche collocati in una dimensione fuori del tempo che definirei quasi onirica e che per questo ancora di più ci consentono di identificarci in ognuno di essi. Per questo ci siamo presi la libertà di far recitare ogni personaggio a più attori.

All’interno dell’opera sono previsti due momenti corali: il primo evoca il matrimonio di Teresa e Andrea e tutta l‘aspettativa che ne deriva. L’altro esplicita il senso della parabola evangelica delle dieci vergini e delle loro lampade: lo Sposo coincide con chi ti sta accanto.

Sono tante le immagini e i segni che brillano dentro questo testo capace di diventare pura poesia d’amore. Lasciatevi catturare dal loro potere.

Abbiamo voluto accompagnare il testo proprio come la tradizione del teatro rapsodico prescrive: la musica dal vivo fa da trait d’union a tutto lo spettacolo. Ne segnaliamo una, l’Ave Maria di Piazzolla, il musicista che coi suoi tango ha cantato magistralmente l’amore.