Appuntamenti
di grande musica
2021-22
IV appuntamento
Ultimo concerto della stagione
Musiche di Bach, Schubert, Brahms e Janáček
Mercoledì, 18 maggio 2022
ore 18:15
Per partecipare all’evento è necessario essere muniti di Green Pass
Sala Theatro*
via F. Petrarca 20
20843 Verano Brianza
* Ringraziamo la proprietà e i progettisti di Theatro, azienda promotrice di cultura e attenta all’educazione, per la squisita, amabile accoglienza che ci riservano.
L’Istituzione Culturale “don Carlo Gnocchi” presenta al pubblico dei suoi studenti, delle loro famiglie, dei dipendenti e, più ampiamente, agli amici e agli appassionati delle terre briantee l’ultimo concerto della sua breve ma ricca stagione di Grande musica 2021-22.
Mercoledì 18 maggio, alle ore 18:15, nella Sala Theatro di via Petrarca 20, a Verano Brianza, il pianista Filippo Gorini e la violinista americana Stephanie Zyzak eseguiranno un ampio e ambizioso programma di sonate, da Bach a Janáček.
La proposta è una suggestiva incursione nella cosiddetta ‘musica da camera’, che chiude in bellezza un ciclo di quattro appuntamenti che hanno punteggiato l’intero anno scolastico: dapprima il programma di Lieder romantici offerto lo scorso ottobre, seguito a novembre dall’esecuzione integrale al pianoforte dell’Arte della Fuga, l’ultima opera bachiana, quindi l’intenso concerto di musica corale sacra, tenutosi a febbraio nella magnifica cornice della Basilica romanica di Agliate.
Questa volta, seguiremo un percorso che, dal primo Settecento fino ai decenni iniziali del XX secolo, vedrà intrecciarsi e concertare le due ‘voci’ del pianoforte e del violino, con due interpreti giovani ma già riconosciuti e apprezzati nelle sale e nei teatri dei cinque continenti.
Il barocco di Bach, il classicismo (romantico) di Schubert, il romanticismo (classico) di Brahms e il modernismo di Janáček convivono riflettendosi l’un l’altro nel programma da concerto di questa sera. Sono pagine accomunate da vari aspetti, oltre al prevedere lo stesso organico: una combinazione talmente naturale, quella di violino e pianoforte (o i suoi predecessori settecenteschi di quando il pianoforte non c’era ancora), che domina la letteratura per due strumenti, perché sono i più agili, i più reattivi, i più “intelligenti” della meravigliosa galleria degli organa; allo stesso tempo, i più lontani e diversi tra loro nel modo di legare, di cantare, di esprimere, di dare slancio a un pensiero musicale: due primedonne che spesso litigano, ma che quando si parlano l’un l’altro sanno elargire delizie incommensurabili.
Degli aspetti che si riflettono nel programma da concerto di questa sera, il più vistoso sembra quello della piacevolezza. Per chi conosca almeno un po’ la personalità musicale – non dico umana – dei quattro autori, ciò sembra strano a dirsi. Eppure, la piacevolezza è un rovescio della medaglia della figura artistica di tutti e quattro. Non si parla di piacevolezza come svago o evasione. Nel caso delle personalità positive, ottimistiche, costruttive di Bach e Brahms, la dimensione della piacevolezza arriva, quando arriva, come premio di una condotta votata alla disciplina più rigorosa; arriva come scoperta che maneggiare calce e mattoni – “notte e giorno faticar”, direbbe il Leporello mozartiano – non significa solo sudore, impegno, disciplina, ma anche piacere. Il mattone non è necessariamente squadrato allo stesso modo, la calce può essere più fluida al tatto di altre volte: il materiale può rivelare risorse che eccitano i sensi in un modo del tutto inaspettato. Raramente la loro materia appare piacevole in sé, e comunque lo è assai meno di quella naturalmente amabile di Händel (per l’uno) o di Dvořák (per l’altro). Ma quando lo è – e in queste composizioni lo è eccome – è proprio una festa.
Nel caso delle personalità così profondamente negative, pessimistiche, tragiche di Schubert e Janáček, la dimensione della piacevolezza incide più che non si pensi. Nel delicato universo del musicista viennese rappresenta una forma privilegiata di consolazione: l’uomo schubertiano non trova risposte alle proprie domande ma conosce il piacere di porgerle instancabilmente. L’uomo schubertiano non smette mai di cantare. Nel combattivo universo del musicista moravo, la piacevolezza si manifesta nella forma di una malinconia nostalgica: nel mondo moderno l’uomo non sa trovare consolazione nel piacere ma ne percepisce la mancanza, lo presagisce, lo desidera, è certo che possa esistere in un altro mondo più bello e più giusto.
La concretezza di Bach e Brahms e la visionarietà di Schubert e Janáček producono risultati artistici molto diversi eppure paragonabili. In tutti e quattro i casi, sotto l’apparenza di levigate, eleganti superfici c’è una struttura profonda che trabocca non solo di sapienza e conoscenza formale, ma anche di umanità, se è vero che nell’uomo l’anelito al piacere denuncia sempre un bisogno di bellezza.
Enrico G. Girardi
Stephanie Zyzak
violino
Filippo Gorini
pianoforte