diario dei giorni difficili .27

Una giovane infermiera amica, dopo il pezzo di Roberto Saviano (del 15.04.2020), gli risponde su “la Repubblica”, 20 aprile 2020.

Sono una giovane infermiera di 24 anni che da circa un mese è stata trasferita in un reparto Covid allestito in fretta e furia nell’azienda privata in cui lavoro (forse questo è segno di una “mala gestione”, ma poteva anche non esserci nessun reparto per occuparsi di questi malati). Durante l’ultimo turno di notte, al giro dei prelievi mi trovo a chiacchierare con un paziente di 50 anni che mi racconta tutto quello che ha passato in questo mese e io commossa gli dico: “sicuramente questa esperienza se la porterà per il resto della vita!” Lui: “sì, mi ha cambiato profondamente e secondo me cambierà tutti quanti!” Io stupita replico: “lo spero di cuore, perché se neanche una pandemia fa cambiare siamo messi male”. Lui sorride e dice: “sono d’accordo, ma chiediamo che sia cosi”. Quando torno a casa, questo dialogo mi rimane in mente e mi fa riflettere e desiderare realmente che ci sia un cambiamento nelle nostre vite. Io credo che in fondo le cose accadono per una ricchezza, anche se all’inizio può non sembrare così. Per me è stato così. È stato un mese difficile: ambiente nuovo, colleghi nuovi, tipologia di pazienti nuova, isolamento in camera per paura di contagiare la famiglia, lontananza dagli affetti, abitudini scombinate, tristezza, smarrimento. Non potere vedere i miei amici, non poter abbracciare i miei genitori quando torno a casa dopo aver lasciato un paziente che lì a poco sarebbe morto è una sofferenza, una prova che non avrei mai immaginato di dover affrontare! Andare ogni giorno in reparto e vedere persone sole e malate, spaventate e stanche di respirare mi ha segnato. È proprio vero che stiamo vivendo una circostanza storica drammatica e faticosa. Mi ha colpito che durante questi giorni, in cui un’intera nazione è piegata, si sente ripetere lo slogan “Andrà tutto bene”. Fa sorridere e per alcuni può portare un po’ di conforto e di speranza, ma a me fa pensare proprio a quello che mi diceva il mio paziente. Andrà bene? Da questa situazione impareremo qualcosa? Impareremo il valore del sacrificio, dell’attesa, della misericordia, della carità? Io lo sto imparando e lo voglio raccontare, perché dicendo quel “andrà bene” possa nascere lo stesso valore anche per i miei amici, per la mia famiglia, per i miei pazienti, per i miei colleghi e per tutti (È troppo desiderare questo, o lo desideriamo tutti in fondo?!). Il giorno dopo il dialogo con il mio paziente, accendo il cellulare e tra le notizie della giornata mi trovo a leggere un articolo di Roberto Saviano che mi lascia senza parole e piena di profonda tristezza (La Lombardia e la debolezza di credersi invincibili. Gli errori della regione ex feudo di Formigoni e Berlusconi, 15.04.2020). Tutto quello che nel mio piccolo sto scoprendo e ambisco per tutti sembra messo in discussione dal suo pezzo, in cui si parla solo di come la Lombardia ha sbagliato e deve essere condannata. Non mi è mai capitato di reagire così ad una notizia. Mi interroga il fastidio che mi ha generato. Decido di voler rispondere a Saviano e semplicemente raccontargli ciò che sto scoprendo. Gli scrivo proprio per quel desiderio che è sorto in me in questi giorni. Mi incuriosisce sapere perché, se diciamo che andrà tutto bene, in un momento in cui ci auguriamo che la vita possa diventare più bella, la sua prima posizione sul futuro è riassunta da un articolo pieno di polemica, di condanne per chi ha sbagliato, di rabbia e di tristezza. Essere privati di tutto non ha cambiato niente? Non ha mosso il cuore alla tenerezza, alla compassione, alla carità? Perché, al posto di desiderare un futuro rigoglioso e di rinascita, l’unica cosa che propone è un tempo in cui processare chi è venuto meno ai suoi doveri? Io non difendo le persone che possono aver sbagliato ed è giusto guardare in faccia gli errori, ma non per condannare ed eliminare qualcuno. Ma per far sì che questi errori possano aprire ad uno spiraglio di novità, Di bellezza e di cambiamento. Auguro a tutti che questo tempo inaspettato possa veramente portare uno sguardo di novità sulle cose. A me sta capitando, seppure nella circostanza lavorativa più difficile che ci si potesse aspettare.

Un’infermiera
22 aprile 2020

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