Primi passi in terra siriana: le impressioni di Sr. Veronica

Pubblichiamo una breve testimonianza che giunge dalla Siria e che ha il valore di magistero vivente.

Suor Veronica, trappista di stretta osservanza, lo scorso mese di ottobre si è trasferita dal Monastero di Valserena, presso Cecina in Toscana, al Monastero gemello di Azeir, in Siria. Caterina Pellegatta, da tempo suor Veronica, è stata nostra alunna quando il Liceo “don Gnocchi” muoveva i primi passi.

La sua testimonianza è la conferma che la scuola attua il suo compito quando gli alunni diventano nostri maestri, soprattutto quando nella vita prosegue quel che s’inizia sui banchi di scuola.

Carissimi amici, sono sr Veronica della Comunità di Valserena. Alla fine di ottobre sono stata mandata nella nostra fondazione di Azeir, in aiuto alla piccola Comunità che vive in questa località della Siria da ormai 14 anni. Mi sto ambientando e posso condividere solo le prime impressioni della mia esperienza qui. Fin dal viaggio di arrivo in auto, da Beirut a qui, ho cominciato a osservare tutto attorno a me, col desiderio di potermi immedesimare nelle condizioni di questi popoli così sofferenti, di cui avevo una conoscenza superficiale tramite le notizie dei giornali. In tutto ciò che ho visto, a partire dall’aeroporto di Beirut, passando per il santuario della Vergine di Harissa, nostra Signora del Libano, dal traffico pazzesco della città, il panorama bellissimo sul mare e via via la periferia e poi le campagne, fino ad arrivare alla frontiera con la Siria…. tanta povertà e a tratti anche miseria.

La vita dei militari sul confine mi è apparsa di una desolazione inaudita, dentro a baracche, uffici, fatiscenti, controllano minuziosamente tutti coloro che varcano i confini della loro patria in quel valico sperduto. Cosa devono aver visto in questi anni di guerra…?! Procedendo verso il villaggio di Azeir, campagna e costruzioni abbandonate qua e là, paesi poverissimi, popolati di galline e tanta spazzatura abbandonata. Insomma l’incontro con quella povertà e quel disagio di vita che per noi europei è per ora solo un’immagine in TV. Arrivati al luogo del monastero si può immediatamente percepire cosa implichi nella vita concreta l’Incarnazione di Dio in mezzo agli uomini. L’incontro con un luogo bello, giardini curati, costruzioni ben rifinite e belle, vialetti, fiori, muretti di cinta fatti tutti a secco con pietra locale, orto, frutteti, insomma la Casa di qualcuno che crede valga la pena prendersi cura delle cose materiali, del luogo che il Destino ci ha assegnato. Tutta la gente che passa di qui nota invariabilmente questa cura e non può non rimanerne colpita, anche proprio per il contrasto con la situazione dei villaggi attorno. Addirittura gli sposi novelli, sia cristiani che musulmani, salgono la collina per venire a posare per le fotografie ricordo qui, nel giardino delle suore. Entrando pian piano nella vita della Casa mi sono accorta di come, in modo consapevole ed esplicito, la liturgia sia il centro di questa Comunità che, per come può, canta le lodi di Dio, come tutte le Comunità monastiche, in modo nascosto e apparentemente insignificante per il mondo, ma fedelmente e con gioia. Dunque ci si può chiedere che senso abbia stare in clausura in Siria. Qui non si fanno cose diverse rispetto a Valserena, tuttavia il fatto che in ogni terra possano esserci luoghi dove Dio è lodato e dove si cerca di vivere ogni piccola cosa ricordandosi di Lui e nutrendosi della Sua Parola, è una cosa bellissima e a me basta per stare qui serenamente. Il resto lo sa Lui. Un caro saluto.

Sr. Veronica

Pubblicato il 27 marzo 2019 su link.