In memoria di Carlo Soave

Il prof. Soave, maestro riconosciuto nel mondo per la sua autorità e profondità di biologo e genetista, morto immaturamente la scorsa domenica 10 marzo nella sua casa di Milano, era un caro, affezionato amico del “don Gnocchi”. Stimava il nostro Istituto anche perché ne vedeva i frutti in due suoi nipoti qui iscritti, e volentieri ha dato il suo apporto di uomo di scienza alla nostra opera, ogni volta con la sua squisita, aperta, amichevole generosità e intelligenza.

Vogliamo perciò ricordarlo riportando la parte conclusiva di un suo denso bilancio scientifico scritto per un numero di “Emmeciquadro”, rivista on line di scienza e didattica. Alla stessa rivista si può comunque accedere per leggervi il saggio per intero, accessibile proprio per la straordinaria capacità che Carlo aveva di comunicare cose difficili al pubblico digiuno di esperienza scientifica, chiarendone il senso e senza rinunciare alla profondità del ragionare.

Le forze fondamentali all’opera nell’evoluzione non sono solo la mutazione e la selezione, che certamente operano ma non ne sono gli unici motori; una potente forza costruttiva è la cooperazione che genera nuovi livelli organizzativi, nuove specializzazioni, nuova diversità biologica.
Questo processo senza fine, all’apogeo attuale del suo percorso, genera un vivente, l’essere umano, che non può dire una sola parola, non può compiere un solo atto senza differenziarsi da ciò che non è lui, che afferma il proprio «io» rispetto a tutto quanto non è sé.
Ma allo stesso tempo, questo principio che muove l’io non può prescindere dall’altro, dal «tu»: l’io si percepisce incompleto, mancante, bisognoso del tu, di un altro che lo completi, che lo assicuri, che lo ami fino in fondo.
È questo desiderio che caratterizza l’essere umano: il gesto estremo di altruismo, il sacrificio della propria vita, per altro non infrequente nella specie umana, è espressione del bisogno di ciascuno di noi di essere amati fino in fondo e, allo stesso tempo, testimonianza che si può essere amati fino in fondo.

Carlo Soave

Tratto dal numero di giugno 2017 della rivista Emmeciquadro