Serata in onore di Eugenio Corti

18 febbraio 2017

Sabato 18 febbraio, presso l’Auditorium della BCC di Carate, si è svolta una serata in onore di Eugenio Corti, scrittore brianteo morto due anni orsono. L’evento è stato organizzato dall’associazione “Il Cavallo Rosso”, i cui fondatori – Gianantonio Sanvito ed Ettore Villa – avevano coinvolto Corti e sua moglie Vanda, presente alla serata, nell’impresa di dar vita a una scuola libera a Carate, l’istituto “don Carlo Gnocchi”. Fu proprio Corti, prodigo di consigli, a suggerire di dedicare la scuola al cappellano degli alpini, che aveva conosciuto durante la spedizione in Russia dell’Armir cui aveva preso parte come volontario.

A partecipare alla serata sono stati, tra gli altri, numerosi studenti del “don Gnocchi”, i quali dieci anni fa hanno costituito un coro alpino con l’aiuto del maestro Luigi Mandelli. I canti del coro alpino studentesco hanno perciò intervallato le letture dell’attore e regista Andrea Carabelli, il quale ha recitato alcuni brani tratti da opere di Corti meno note rispetto al suo capolavoro, Il cavallo rosso, ma altrettanto preziose: La terra dell’indio, romanzo per immagini dedicato alle reducciones gesuite in Paraguay, composto con una tecnica letteraria talmente innovativa da esser stata presa in esame alla Sorbona di Parigi, nel corso di un recente convegno, quale nuovo stile letterario; Gli ultimi soldati del re, in cui Corti descrive gli eventi connessi alla guerra di liberazione dall’occupazione nazista nel Centro-sud; infine un brano in cui lo scrittore immagina un flusso di coscienza di Togliatti al ritorno dalla Russia, denso di drammaticità per le vicende vissute e future.

Un’occasione preziosa per rendere omaggio a un autore che in Italia è stato spesso censurato, per la sua origine culturale e per le posizioni espresse in vita, e ora viene ingiustamente dimenticato, a differenza di quanto accade all’estero, ove viene studiato in convegni accademici e le sue opere vengono ripetutamente tradotte. Soprattutto, l’occasione per trascorrere due ore insieme a un amico carissimo, attraverso le sue parole che restano – come lui amava dire – scolpite nel tempo.